Colosseo, La musa pensosa

COLOSSEO, LA MUSA PENSOSA. Allestimento della mostra La musa pensosa - l'immagine dell'intellettuale nell'antichità nelle gallerie espositive del Colosseo, a Roma. Con Gianandrea Gazzola, Vania Gianese.

spazi consonanti - rito segreto - dettaglio allestimento

Un nuovo progetto scientifico e una nuova esperienza di spazio con gli stessi elementi dell'allestimento della mostra Il Rito Segreto

I rocchi: supporti per la statuaria che seguono la scansione strutturale del monumento

L'esposizione La musa pensosa – l'Immagine dell'intellettuale nell'antichità nasceva nelle stesse gallerie del Colosseo, e utilizzando gli stessi supporti museografici versatili dell'esposizione Il rito segreto, sistema che si dimostrò così efficace da venire poi riutilizzato da Committenza e Concessionario per numerose altre mostre temporanee negli anni a venire.

Il percorso scientifico dell'allestimento si organizzava in tre fondamentali nuclei: le figure delle muse; i reperti archeologici legati alle muse; le figure di intellettuali. Si decise, a differenza di quanto proposto per Il rito segreto, di organizzare il patrimonio in entrambe le gallerie, differenziandole però tematicamente. Buste, teste e statue di intellettuali e muse erano immerse nella luce naturale della galleria esterna; in quella interna trovava luogo un approfondimento tematico su alcune figure chiave del racconto.
Ad integrazione delle esedre erano stati realizzati dei nuovi supporti per i pezzi archeologici da esporre lungo la galleria esterna, disposti a ridosso del diaframma esterno in lamiera forata con un passo serrato che ribatteva la campata strutturale del monumento. Questi supporti metallici, o rocchi, accoglievano, come in una galleria di statuaria, busti, statue e teste di intellettuali e muse, i “protagonisti” della mostra. La sezione dei rocchi, dei “cilindri” rivestiti in lamiera cerata, si dimensionava sulla sezione delle lesene della galleria esterna, oggi quasi del tutto scomparse, che accompagnavano anticamente i pilastri dei fornici esterni: così come le originarie lesene, i rocchi avevano un diametro di circa 92 cm ed erano distaccati di 30-40 cm dalle rispettive strutture murarie. La disposizione in serie di questi basamenti metallici consentiva di rileggere chiaramente il ritmo delle campate strutturali del monumento anche nell'ambulacro esterno.

Un disegno di luce naturale e di luce artificiale: il rapporto con l'esterno e i proiettori sagomati

Osmosi tra galleria interna e galleria esterna

In corrispondenza dei rocchi erano stati posizionati dei proiettori luminosi, sagomati così da avere un angolo di emissione molto ristretto, per illuminare i pezzi esposti e per ribattere il passo ritmico del monumento. La luce aveva il duplice effetto di annullare l'opacità e il disegno del diaframma in lamiera forata, e di valorizzare la plasticità delle statue, dei busti e delle teste esposte.

Gli scudi assumevano in questa nuova mostra una diversa disposizione, frutto del nuovo progetto scientifico e narrativo dell'esposizione, che richiedeva una diversa e più serrata relazione tra le due gallerie rispetto a Il rito segreto
In particolare, gli scudi erano stati “aperti”, permettendo il passaggio tra i due ambulacri, laddove si voleva sottolineare la relazione tra i busti esposti nella galleria esterna e i reperti disposti in unità tematica sulle esedre interne.

La comunicazione e divulgazione dei contenuti dell'esposizione, avveniva su pannelli verticali, o stendardi, disposti sul verso interno dei pilastri intermedi, così da accompagnare e spiegare le diverse unità tematiche dell'ambulacro interno.
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