Il progetto del prologo agli scavi di Pompei
è nato dalla richiesta dell'allora Soprintendente alla città archeologica, il professor Piero Guzzo, di introdurre la visita agli scavi con un nuovo spazio di mediazione, che raccontasse i grandi temi della città archeologica: una nuova porta di accesso, fisica e simbolica, a Pompei.
Così come una traduzione
non letterale, poetica, conserva intatto il significato di un testo antico ma, al tempo stesso, riesce a trasformarlo in qualcosa di familiare, perché lo riconduce al ritmo e al lessico dei giorni nostri, allo stesso modo, il progetto cercava di avvicinare il visitatore agli spazi della città antica, attraverso i linguaggi, contemporanei, di architettura, musica e arti visive.
Alla realizzazione del progetto era stata destinata un'area non scavata nella Regione I della città archeologica, presso l'ingresso di Porta Stabia, prima utilizzata come spazio di servizio ai cantieri di restauro degli scavi e sede di baraccamenti provvisori.