Abbazia di Farfa

ABBAZIA DI FARFA. Restauro e recupero ambientale del complesso monumentale e del borgo dell'abbazia di FarfaCon Maurizio Anastasi, Gianni Celestini, Giorgio Guiducci, Bruno Mancini, Paolo Marconi, Marcello Morgante, Ippolito Pizzetti.

spazi consonanti - rito segreto - dettaglio allestimento

Un progetto di recupero dalla scala urbana e ambientale fino al restauro specialistico delle finiture

Pavimenti e illuminazione disegnati per entrare in armonia con l'architettura del monumento

Il progetto di recupero del complesso monumentale dell'Abbazia di Farfa si articola dalla scala urbana e ambientale, per arrivare al restauro specialistico di decorazioni di pregio.

La stessa viabilità del borgo storico è stata modificata, ai fini della tutela, pedonalizzando l’antica strada di spina che attraversava l’abitato collegando tra loro i paesi circostanti. Con l’avvento del traffico veicolare, gli edifici antichi che vi si affacciavano subivano infatti l’effetto dannoso delle vibrazioni del traffico pesante, della strada provinciale. Allo scopo, il progetto contemplò la deviazione del traffico veicolare, la realizzazione di parcheggi a monte del complesso monumentale con una sistemazione del terreno atta ad annullare qualsiasi eventuale impatto visivo, fuori e dentro il borgo di Farfa.
Per la strada pedonalizzata e accessibile, fu prevista una pavimentazione in riquadri centrali di mattoni a coltello, lastre di travertino locale al perimetro e acciottolato ai bordi: tutti materiali già presenti nel complesso monumentale e riproposti per armonizzare l’intervento con la preesistenza.

Il progetto alla scala urbana contemplava infine, una revisione degli impianti di illuminazione nel borgo, e la prototipazione di un nuovo corpo illuminante appositamente studiato per il complesso monumentale, in modo tale che si armonizzasse con geometrie, passi, ritmi dell’edificio e del suo contesto; furono inoltre realizzati appositi elementi di seduta e di raccolta dei rifiuti, dei pozzetti dei sottoservizi, e fu ripristinata la vegetazione circostante, avvalendosi della consulenza scientifica del paesaggista Ippolito Pizzetti.

Interventi di restauro e di recupero dell'immagine storica della corte d'ingresso all'Abbazia

La corte d’ingresso all’Abbazia, sulla quale insiste il coro quadrato carolingio, era stata alterata con l’introduzione di impropria vegetazione e materiali di pavimentazione non idonei. Il progetto concerneva il rifacimento dei sottoservizi, il restauro della fontana seicentesca e la sua valorizzazione con un’apposita illuminazione, ed un intervento a cura dell’artista Maria Lai; il rifacimento della pavimentazione con materiali tradizionali (accoltellato di pianelle non arrotato, travertino bocciardato, acciottolato sui bordi del cortile).
La revisione della pavimentazione ha consentito inoltre di garantire percorsi universalmente accessibili nel complesso monastico, per pendenze e finitura di superficie. Fu consolidato il muro di cinta della corte con iniezioni armate di calce idraulica, e fu quindi protetto con copertura a cimasa e ripristinato, nella sua immagine storica, riaprendo alcune bucature murate; furono quindi recuperati tutti gli intonaci ammalorati con tinte a calce scure - più chiare sulle cornici - stuccature e scialbature non coprenti.

Ricostruire l'immagine del chiostro settecentesco: un restauro filologico degli intonaci e delle pavimentazioni

Il chiostro settecentesco, come la facciata della Basilica, era stato stonacato dopo il 1959 e il pavimento originario sostituito con marmo Perlato di Sicilia per controbilanciare l’effetto rustico dei pilastri, ciò secondo il gusto allora raccomandato dalle Soprintendenze. Fu sposata la scelta di un restauro filologico, supportata dal parere scientifico del prof. arch. Paolo Marconi, uno dei massimi esperti italiani in materia. Fu realizzata una pavimentazione di ammattonato a coltello di pianelle, con soglie di travertino bocciardato; i pilastri stonacati furono prima ripuliti e poi ristuccati con malta di calce aerea e sabbia e infine scialbati con tinta a calce color travertino chiaro; il travertino vero di capitelli, basi e cornici, fu ripulito e poi patinato per raccordarsi agli intonaci chiari di rivestimento; i lievi distacchi furono sanati con iniezioni a mano di malta liquida di calce idraulica e pozzolana. 
Una nuova illuminazione, collocata nel vano tra paraste e muro, fu appositamente progettata in sostituzione dell’esistente.

I cinque ambienti comunicanti con la manica del convento oggetto di intervento, furono destinati a sede del museo civico archeologico dell'Abbazia. Questi spazi erano decorati con pitture settecentesche a tempera molto ammalorate a causa dell’umidità di risalita: furono interamente bonificati e gli apparati decorativi furono oggetto di un attento ripristino specialistico, per mano di restauratori qualificati.
Lo stato dei luoghi ante operam
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