Palazzo Schifanoia

PALAZZO SCHIFANOIA. Proposte migliorative per la fruibilità delle collezioni e del percorso espositivo (universal design)Per conto di CLEA S.c. con Mezzadringegneria S.r.l.

La distribuzione delle collezioni museali e i percorsi di visita

Il progetto a base di gara prevedeva un unico percorso anulare che attraversava l’ala trecentesca del palazzo e i due piani dell’addizione quattrocentesca, passando attraverso sei distinte unità espositive (i.collezione statuaria-numismatica; ii.spazi di prologo al salone dei Mesi; iii. sale affrescate musealizzate; iv. collezione Riminaldi; v. collezione codici miniati; vi. collezione di dipinti ex-orfanatrofi e conservatori). Il percorso lineare tra le unità espositive era però impossibile per visitatori con difficoltà motorie, i quali si trovano costretti più volte a cambiare direzione a tornare sui propri passi.
Le maggiori criticità nell’orientamento attraverso le collezioni del museo, consistevano in: biforcazioni e ritorni obbligati, con il percorso per visitatori con difficoltà motorie che procedeva addirittura in senso inverso rispetto alla direzione di visita principale; controintuitività di alcune scelte di attraversamento degli spazi; assenza di una chiara differenziazione tra le sei diverse unità tematiche del museo (fisica e comunicativa); scarsa flessibilità nei tempi e modi di percorrenza degli spazi espositivi.

Orientamento negli spazi espositivi: identità visiva ed environmental graphics

Si erano proposti alcuni accorgimenti per migliorare orientamento e comunicazione museale attraverso gli spazi del palazzo. Lungo il percorso si erano individuate delle camere di orientamento, luoghi calmi, punti di riferimento liberi da apparati espositivi, disposti in corrispondenza delle biforcazioni dell’itinerario di visita. Questi spazi avrebbero fatto da cesura tra le diverse unità tematiche del museo, introducendone di volta in volta i contenuti e la struttura e permettendo una fruizione più flessibile delle esposizioni. Le camere di orientamento avrebbero funzionato come “luoghi di sosta”: spazi di compensazione per la fatica fisica e per l’attenzione - riducendo così gli effetti negativi indotti da una visione monotona e omogenea.

La segnaletica di wayfinding era stata articolata in elementi direzionali, elementi informativi ed elementi identificativi. Nelle camere di orientamento si prevedevano: supporti informativi di introduzione alle collezioni museali con codici QR interrogabili da dispositivi mobili e schermi 24” digital signage con connettività wifi; un totem direzionale centrale.
In corrispondenza dei passaggi obbligati meno “evidenti” del percorso di visita, si prevedevano dei segnali direzionali di conferma così da facilitare il movimento dell’utente. Ogni spazio espositivo del museo era individuato da un segnale identificativo di sala in corrispondenza della porta o delle porte di accesso; i servizi museali erano identificati da segnali disposti sempre in corrispondenza delle porte di accesso, ma all’esterno dei rispettivi ambienti.

I singoli elementi segnaletici dovevano essere realizzati in piastre modulari in alluminio matte con un fondo colorato - così da garantire un onere di manutenzione pressoché nullo e da evitare ogni effetto di specchiatura o riflessione. I colori - scelti entro una paletta cromatica tratta degli affreschi del salone dei Mesi - identificavano le diverse unità dell’esposizione; un colore neutro segnalava invece i pittogrammi relativi ai servizi museali.

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